José Luis Rebordinos davanti a un manifesto del festival di San Sebastiàn

Il direttore del festival internazionale del cinema di San Sebastián racconta in anteprima a Players (che ci sarà anche quest’anno) cosa aspettarsi dall’edizione 2023. Film, star, conferenze, scioperi, sezioni e l’attesissimo film d’addio (?) del maestro giapponese: ecco qualche anticipazione e un paio di dritte utili in vista della settantunesima edizione di uno dei festival più importanti del mondo

Gli rubo mezz’ora all’ora di pranzo, una settimana prima che il San Sebastián International Film Festival 2023 si apra con la première europea di The Boy and the Heron di Hayao Miyazaki. Ci vediamo via Teams. José Luis Rebordinos ha appena chiuso una telefonata. Una delle tante di questi giorni, immagino: il 22 settembre i riflettori si accenderanno sulla settantunesima edizione del festival che dirige dal 2011. Ventidue film nella selezione ufficiale, dall’americano Ex-Husbands di Noah Pritzker al giapponese Great Absence di Kei Chika-Ura fino al britannico Dance First di James Marsh, in cui Gabriel Byrne interpreta Samuel Beckett, che chiuderà San Sebastián in prima mondiale. E altre undici pellicole nella sezione New Directors, dodici in Horizontes Latinos e diciotto in Perlak, il ramo non competitivo dedicato ai grandi film già visti a qualche altro festival (da May December di Todd Haynes, già presentato a Cannes, fino a Dumb Money di Craig Gillespie, appena passato a Toronto). Per citare solo le sezioni principali. Perché il festival ne ha almeno altre dieci.

Classe 1961, membro della European Film Academy (EFA), Rebordinos pesa le parole con entusiasmo contagioso mentre mi parla del suo festival, già definito “il più importante del mondo di lingua spagnola”, secondo Variety “in a spectacular place” nel panorama delle kermesse cinematografiche mondiali.

Il vostro è un festival famoso anche per la sua atmosfera piacevole, mai tesa. Lo spirito accogliente è uno dei segreti del successo di San Sebastián?

Siamo un festival molto umano, attento alle persone. Ci dicono che siamo il più piccolo fra i grandi festival del cinema, quelli con una grande reputazione internazionale. E abbiamo sempre voluto che chi arriva a San Sebastián possa lavorare, vedere dei film interessanti e mangiare bene, stare bene, vivere bene. Condividere belle esperienze. È un tipo di approccio al cinema, ma anche alla vita. Abbiamo la fortuna di avere una bellissima città, non troppo grande, con una bella atmosfera, cibo buonissimo… Non poteva che nascerne un festival speciale.

Pochi giorni alla settantunesima edizione: cosa possiamo aspettarci?

San Sebastián è un grande supermercato di film. Dalla selezione officiale a quella dedicata ai nuovi registi, abbiamo prime europee o prime mondiali… oltre a una sezione che permette di recuperare i migliori film che sono già passati ad altri festival prima del nostro. A rendere speciale questa edizione sarà il film d’apertura, The Boy and the Heron di Hayao Miyazaki, uno dei più grandi registi del mondo e un grande umanista. La selezione, poi, è molto eclettica, con pellicole diversissime fra loro: alcune più radicali, altre più commerciali… ma credo che tutti i film della selezione ufficiale abbiano una personalità molto forte. Per me è molto importante anche ospitare la seconda Creative Investors’ Conference: tre giorni di dibattiti con investitori in arrivo da tutto il mondo, soprattutto dagli Stati Uniti. Fra gli speaker avremo personalità della Amblin Entertainment e di altre grandi compagnie. Ma il festival ha anche un lato molto pop. Sono felice che riapra il nostro Velódromo de Anoeta: solo la Piazza di Locarno lo batte quanto a dimensioni; fra le altre cose, ogni mattina ospiterà film per giovanissimi. Io sono molto legato anche alla nostra sezione Culinary Cinema, che sarà aperta da Nothing di Mariano Cohn e Gastón Duprat con Luis Brandoni e un cameo di Robert De Niro, una bellissima commedia drammatica sulla critica gastronomica… e che sarà chiusa da La passion de Dodin Bouffant di Tran Anh Hung con Juliette Binoche.

Un film da non perdere?

Non posso raccomandare nessuno tra i film della selezione officiale, che competono per la Conchiglia d’oro. Posso rispondere Miyazaki, ovviamente. Ma anche They Shot the Piano Player di Fernando Trueba e Javier Mariscal, fuori concorso: un bellissimo film d’animazione con una musica fantastica, basato sulla storia vera di un pianista scomparso durante la dittatura di Videla in Argentina.

Lo sciopero degli attori indetto dal SAG-AFTRA continua a decimare le presenze sui red carpet dei grandi festival autunnali. I forfait delle star di Hollywood possono avere contraccolpi negativi da un punto di vista commerciale?

Il punto di forza del festival di San Sebastián sono sempre stati i film. Non i grandi nomi. Avere le star è un bene, ma per me la cosa più importante restano le opere che presentiamo. Come tutti i festival di questi mesi, anche noi avremo meno celebrity. È un peccato, ma non credo sia grave.

Ogni anno, però, anche le star sul red carpet di un festival contribuiscono a costruirne la fama e, in qualche modo, a mantenere la kermesse in salute.

È vero, e la loro presenza aiuta. Avremo grandi star anche quest’anno, in ogni caso: Mads Mikkelsen, Gabriel Byrne, Juliette Binoche… fra i nomi che posso svelare per ora. C’erano altri grandi nomi americani che avrebbero voluto essere a San Sebastián… ma, con questo sciopero, è davvero impossibile. Mi dispiace, avrei preferito averli. Ma non è la fine del mondo, e lo sciopero non ha modificato la nostra programmazione.

Il poster del San Sebastián International Film Festival 2023. Il volto della settantunesima edizione è Javier Bardem: l’attore avrebbe dovuto ricevere il premio onorario, ma la consegna è stata rimandata al 2024 a causa dello sciopero degli attori indetto dal SAG-AFTRA

Come vede il futuro del festival di San Sebastián?

È un festival molto solido, sta attraversando una fase decisamente positiva. Questo è il momento di consolidare tutte le attività che facciamo nel corso dell’anno, fuori dal festival. Abbiamo una scuola di cinema, un centro di arte contemporanea… e il cuore di tutte le attività è il Centro internazionale di cultura contemporanea Tabakalera, che ha sede nella vecchia fabbrica del tabacco di San Sebastián. Da lì escono anche nuovi progetti di registi e registe dei Paesi Baschi. E il Tabakalera ospita una sezione del festival, chiamata Zabaltegi-Tabakalera, che include opere senza limiti di durata o di stile: corti, documentari, animazione, serie, installazioni audiovisive… Credo che la sinergia fra tutte queste iniziative vada consolidata.

Direttore, quali sono i suoi film preferiti?

Adoro Il mio vicino Totoro di Miyazaki: ho la locandina appesa nel mio ufficio dal giorno in cui sono diventato direttore del festival. Amo moltissimo Gertrud di Carl Theodor Dreyer, un film molto triste ma molto interessante. Mi piacciono molto quasi tutti i film di del regista giapponese Yasujirō Ozu, amo il cinema noir di Jean-Pierre Melville… così come Luis Buñuel… Avrei troppi nomi e troppi titoli da citare.



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